Lee Miller – Man Ray. Fashion, love, war
Lee Miller, da musa a fotografa e artista: “Preferisco fare una foto che essere una foto”. A Venezia, Palazzo Franchetti fino al 20 aprile 2023
La mostra Lee Miller – Man Ray. Fashion, love, war, nella stupenda ed esclusiva sede espositiva di Palazzo Franchetti, ripercorre la vita romanzesca di Lee Miller (Poughkeepsie, 1907 – Chiddingly, 1977) in rapporto con Man Ray (Filadelfia, 27 agosto 1890 – Parigi, 18 novembre 1976). Un viaggio tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del secolo scorso tra emozioni e atmosfere artistiche irripetibili. Esposte circa 140 fotografie di Lee Miller e di Man Ray, alcuni oggetti d’arte e documenti video, grazie all’adesione dei Lee Miller Archives e della Fondazione Marconi. L’esposizione, ricca di un apparato didascalico, ci conduce attraverso le foto nel periodo delle avanguardie artistiche e dei suoi protagonisti. Ma soprattutto ci fa scoprire l’interessante vita e lavoro di questa artista e reporter dalla spiccata personalità.
Modella, fotografa, musa e prima donna reporter di guerra, non è solo un’icona del Novecento. Ha vissuto con passione, in un periodo storico sconvolgente e drammatico. Questa mostra rende giustizia ai riconoscimenti postumi o tardivi nei suoi confronti. Una donna tanto bella quanto brillante emersa dall’ombra di Man Ray, uno dei padri del Surrealismo, con il quale ha avuto un rapporto intenso quanto complicato. Man Ray è stato prima suo insegnante, amore e infine grande amico.
Da allieva diventa ben presto una fotografa alla pari del suo maestro. Nel tempo si trascura di ricordare che fu proprio lei a scoprire, per caso (grazie a un’accidentale accensione della luce in camera oscura), la tecnica fotografica della solarizzazione. Tecnica che Man Ray adottò come firma artistica e per la quale ebbe successo. Una fama che tendeva a oscurare la fotografa pioniera del surrealismo. Proprio sul tema della luce la fotografa sviluppò Electricité, un lavoro di dieci rayografie firmate da Man Ray per la società elettrica francese e che, recentemente, sono attribuibili alla Miller che le realizzò. La sua è una progressiva conquista all’emancipazione come donna e come artista.
La mostra si apre con il dittico di foto scattate da Man Ray (Autoritratto, 1931 e Man Ray, Lee Miller, 1929) e si sviluppa lungo un percorso cronologico. Inizia con il suo lavoro da modella. Bellissima al punto che quando Condé Montrose Nast – famoso editore americano (Vogue e Vanity Fair) – dopo un incidente d’auto a New York la soccorre le offre subito un lavoro da modella. Ma essere bella e vivere nel mondo fashion non era abbastanza per una donna talentuosa. Georges Lepape, il più importante illustratore di moda di quegli anni, ne ritrae il volto per una copertina di Vogue (USA) del 1927 lanciandola come icona di stile. Miller lascia New York e si reca in Europa per seguire la sua passione per la fotografia.
Anche a Parigi lavora con i fotografi di Vogue e nel 1929 incontra Man Ray, in quell’ambiente dell’avanguardia parigina anni Venti che vide insieme i grandi nomi della storia dell’arte contemporanea. Grazie alla sua tenacia e con 17 anni di meno diventa l’assistente di Man Ray e presto la liason diventa da professionale anche amorosa. Man Ray ritrae nel suo studio i più importanti intellettuali dell’epoca e molti sono amici della coppia: Max Ernst, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau e Pablo Picasso. Ray sembra ossessionato da Lee, viviseziona con la macchina fotografica il suo corpo, ritraendone la nuca, il collo, le spalle.
Nella foto The Neck (Il Collo, 1930) si vede la lunga ed elegante nuca di Lee Miller. Quella tra la modella e Man Ray era una relazione tormentata anche professionalmente. The Neck è una rielaborazione di Lee di una foto che Man Ray aveva gettato nel cestino perchè insoddisfatto. Salvo poi rivendicarne il risultato. Ciò fu la causa di un litigio furibondo che indusse Man Ray a raffigurare il collo di Lee sgozzato da una rasoiata e decorato da goccioline di inchiostro rosso. A Parigi la carriera di Lee, come fotografa, è folgorante ed è richiesta da Coco Chanel, dalla nobiltà e l’alta borghesia.
Sempre nel 1930 Jean Cocteau coinvolse la Miller nel suo film surrealista Le sang d’un poète. Lee, cosparsa di gesso interpreta una statua d’ispirazione classica, una dea moderna. Nel 1932 la relazione con Man Ray si interrompe e Lee Miller torna a New York, dove apre il primo studio fotografico fondato e diretto da una donna. Man Ray è distrutto e replica gli occhi di Lee in molte sue opere.
Nel 1934 Lee sposa a New York un uomo d’affari egiziano, Aziz Eloui. Il matrimonio è destinato a non durare molto ma in quel periodo lei fotografa la terra d’Egitto con uno sguardo nuovo e interessato. Come nel famoso Portrait of Space (Ritratto di uno spazio) con la sua tenda o zanzariera strappata verso l’infinito. Scatto che ispirò René Magritte a dipingere Le baiser (Il bacio) nel 1938.
La fotografa gira pagina nel libro dei suoi amori. Conosce Roland Penrose e si trasferisce a Londra. Lavora per l’edizione inglese di Vogue. Il suo stile è originale e inconfondibilmente surrealista. Ispirano spensierata piacevolezza gli scatti delle “vacanze surrealiste” dell’estate del 1937 tra la Cornovaglia e il sud della Francia. Trascorse insieme a Max Ernst, E.L.T.Mesens, Man Ray e Leonora Carrington oltre a Pablo Picasso, Dora Maar e Elieen Agar e con quello che diventerà il suo secondo marito, l’artista britannico surrealista Roland Penrose. Nulla lascia presagire la drammaticità dei contenuti del suo lavoro durante la guerra.
Con lo scoppio del conflitto la Miller diventa, insieme a Margaret Bourke-White, corrispondente di guerra. Ritrae la capitale inglese squarciata dal conflitto, gli ospedali militari e i prigionieri appena liberati dal campo di Dachau. Un impatto con la tragedia che determinò alcuni scatti passati alla storia. Fu lei a a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane Tra le sue fotografie più celebri, dopo la Liberazione, quella realizzata nel bagno di Hitler dove è immersa nella sua vasca da bagno.
Durato quasi cinquanta anni il rapporto con Man Ray si trasformò da amore in amicizia, Sarà proprio Man Ray a starle vicino nel periodo in cui ha sofferto di depressione cronica, anche a causa di una sorta di disturbo post-traumatico causato dagli orrori a cui aveva assistito nel corso della Seconda Guerra. Nel 1947 sposa Roland Penrose e nasce il suo unico figlio Antony..
Si deve a Suzanna, defunta moglie di Anthony Penrose il ritrovamento casuale in soffitta di oltre 60.000 tra fotografie, negativi, documenti, riviste, corrispondenze e cimeli, la riscoperta delle numerose vite della Miller.
La mostra, curata da VictoriaNoel-Johnson, è prodotta e organizzata da CMS.Cultura in collaborazione con ACP- Art Capital Partners Palazzo Franchetti – main sponsor Gruppo Unipol. Il catalogo è edito da Skira.
In uscita a primavera al cinema il biopic Lee. Con la sceneggiatura basata sulla biografia di Antony Penrose Le vite di Lee Miller, in occasione dei 45 anni dalla sua scomparsa. Il film si avvale di un casting stellare. A indossare i panni della Miller sarebbe Kate Winslet e per quelli del marito Roland Penrose è stato ingaggiato Jude Law. Marion Cotillard è invece nelle vesti di Solange D’Ayen, the fashion director di Vogue Francia.
Informazioni
www.leemillermanray.it – www.acp-palazzofranchetti.com
Venezia, Palazzo Franchetti (Ponte dell’Accademia)
BIGLIETTI 16 € – Open/regalo: è possibile acquistare un biglietto senza data, utilizzabile in qualsiasi giorno e orario di apertura fino al termine della mostra. Il biglietto può essere regalato. 14 € – Intero.
ORARI dalle 10 alle 18, martedì chiuso
AUDIOGUIDA 3,00 € – in italiano e in inglese