I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione

A Villa Caffarelli esposti alcuni capolavori della collezione Farnese, una delle più importanti del Rinascimento. Fino al 18 maggio 2025
Salire a Villa Caffarelli, per ammirare Roma dall’alto è già un piacere. Ma andarci fino al 18 maggio 2025 è un doppio regalo che potete farvi perché ospita centoquaranta capolavori tra sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme e monete della più prestigiosa raccolta di opere d’arte e reperti archeologici del Rinascimento, la collezione Farnese a Roma.
In occasione della conferenza stampa di presentazione Claudio Parisi Presicce (Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali e curatore) ha spiegato le ragioni della mostra: “…che abbiamo scelto di organizzare in questo periodo perché Papa Paolo III Farnese, che ha partecipato a sette conclavi, è il protagonista di un rinnovamento della città che sarebbe stato realizzato in funzione del Giubileo del 1550, che poi lui non celebrò perché morto a novembre del 1549″. Questo è il legame tra questa mostra, il Giubileo e la famiglia Farnese. La mostra racconta il prestigio della famiglia Farnese fino alla fine del Seicento. Qualche anno dopo la famiglia si trasferisce con tutta la collezione a Parma.

Massimiliano Smeriglio (Assessore alla Cultura di Roma Capitale) ha ricordato l’impegno di Roma, che è in pieno anno giubilare, e le scelte coraggiose fatte dall’Unione Europea post pandemia. Questo ha comportato un finanziamento di 500 milioni di euro a sostegno di Roma Capitale per il restauro, conservazione e rigenerazione del nostro patrimonio. Questa esposizione è all’interno di questo contesto. Il contesto storico della mostra è la Roma dopo il Sacco del 1527, con un mecenatismo religioso che rafforza il ruolo della Compagnia di Gesù e quindi dell’Inquisizione. Paolo III è stato il pontefice che ha regnato più a lungo nel Rinascimento: 15 anni. Sono tanti pensando a quanto accadeva nel periodo dal 1534 al 1549. A questo segue la convocazione nel 1545 del Concilio di Trento con le sue contese teologiche. Roma, centro della cristianità, porta avanti un processo di modernizzazione anche urbanistica come risposta alla Riforma protestante.

La curatrice della mostra Chiara Rabbi Bernard ha illustrato la scelta di consacrare questa mostra al periodo Romano della collezione Farnese in quanto è il periodo più prestigioso della collezione. Dai primi decenni del Cinquecento, quindi Papa Paolo III fino alla morte di Fulvio Orsini nel 1600, deus ex machina di questa collezione perché ebbe un ruolo fondamentale. Nel 1553 era bibliotecario e divenne presto, già dal 1554, Conservatore della collezione. Era anche antiquario e non si limitò solo a consigliare ma costituì lui stesso una raccolta molto importante che alla sua morte confluì nella collezione, con opere di grafica dei più grandi artisti del Rinascimento: Michelangelo, Raffaello etc.

Siamo al cospetto di una collezione che può essere considerata come la più importante del Rinascimento, di una qualità eccelsa e di una varietà notevole. La mostra è stata strutturata come un’immersione spazio- temporale in alcuni degli ambienti del palazzo con le opere che lo abitavano. La collezione era destinata a restare per sempre nel palazzo a Roma e quindi inalienabile. Purtroppo già dalla metà del XVII secolo lascerà definitivamente il Palazzo.

Cyril Blondel (Ministro Consigliere dell’ambasciata di Francia) ha sottolineato come: “Ogni giorno, la bellezza di questo Palazzo [Farnese] ci fa misurare la grandezza, il potere e la visione della famiglia Farnese che ha saputo circondarsi dei migliori artisti e di una collezione di arte e oggetti senza precedenti”. La mostra è un’occasione straordinaria per vedere raccolte qui a Roma ai Musei Capitolini opere oggi ospitate in diversi e molti musei.

Iniziata da Alessandro Farnese (Papa Paolo III nel 1534,), arricchita dall’opera dei suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, la Collezione Farnese fu tra le più celebri raccolte artistiche e archeologiche. Vantava capolavori dell’arte antica, sculture, dipinti e disegni dei più grandi artisti dell’epoca, gemme, monete e preziosi manoscritti. I Farnese a Roma consolidarono il proprio prestigio anche attraverso questa inestimabile collezione, facendosi promotori di una , nuova Roma.
Quando Paolo III fu eletto papa, a 66 anni, aveva già chiaro il suo ruolo di costruttore di un tessuto di relazioni che avrebbe portato la sua famiglia ad avere un ruolo importante nella prima metà del 1500. Per questo il ruolo di palazzo Farnese, che oggi ospita l’Ambasciata di Francia, è fondamentale (era collegato con Palazzo della Cancelleria).

Nella prima metà del XVI secolo, la nascita e soprattutto lo sviluppo della Collezione avvengono in un particolare contesto storico. La profonda e rapida trasformazione urbanistica di Roma, voluta e promossa da Papa Paolo III, dopo il tragico Sacco di Roma del 1527. Paolo III nel 1538 fondò l’istituzione per prestare i soldi con la la bolla papale che si trova presso Palazzo Sciarra: il Monte di Pietà. In particolare, si deve al Papa Farnese l’iniziativa del rinnovamento di Piazza del Campidoglio, affidato al genio di Michelangelo, con la collocazione della celebre statua in bronzo del Marco Aurelio, trasferita nel 1538 dalla Piazza del Laterano.

La passione di Paolo III per l’antichità era condivisa e incrementata dal nipote, il Gran Cardinale Alessandro. I Farnese acquisirono e collocarono un gran numero di capolavori antichi nel loro Palazzo in Campo de’ Fiori. Tra questi l’Ercole, il Toro e la Flora Farnese, rinvenuti tra il 1545 e il 1546 nel corso degli scavi nelle Terme di Caracalla e trasferiti subito nel cortile del Palazzo. Già nel XVI secolo il Palazzo, famoso per la sua architettura, era anche un importante centro politico e sociale.

Il percorso espositivo si snoda lungo dodici sale ed è articolato in sei sezioni con 140 capolavori. Grazie a una importante campagna di prestiti lunga e complessa sono esposte opere provenienti da altre collezioni italiane e straniere. La mostra, che ha richiesto quasi quattro anni di lavoro, consente di ricostruire il legame tra la famiglia Farnese, la città di Roma e la Collezione. Sono esposti alcuni dei capolavori che all’epoca erano collocati negli ambienti più fastosi del Palazzo (la Galleria dei Carracci, la Sala dei Filosofi, il Camerino del Gran Cardinale, le Stanze dei dipinti sacri e quella dei ritratti).
Per esempio lo splendido gruppo del Pan e Daphne, databile alla metà del II secolo d.C., il raffinato gruppo di Ganimede con l’Aquila, anch’esso di età imperiale, e capolavori assoluti dell’arte rinascimentale, come la Madonna del Divino Amore di Raffaello e il Ritratto di Papa Paolo III con il camauro di Tiziano, nonché i preziosi disegni preparatori della Galleria dei Carracci.

Ad aprire la visita, un’introduzione dedicata al legame tra Paolo III e Roma e agli importanti interventi urbanistici voluti da papa Farnese, in preparazione del Giubileo del 1550. Esposto anche il Testamento del Gran Cardinale Alessandro, nel quale si afferma che la Collezione, inalienabile, doveva restare a Roma.
Nella sala intitolata Gli Artefici della Collezione è possibile ammirare una preziosa galleria di ritratti. Quello di papa Paolo III, ancora in abiti cardinalizi nel Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese di Raffaello Sanzio e poi nella veste papale nel Ritratto di Paolo III di Tiziano Vecellio. Non mancano i dipinti dedicati ai suoi nipoti, il Gran Cardinale Alessandro, Ottavio, Ranuccio e Odoardo.

Le opere in collezione non solo costituivano un simbolo di potere, ma intendevano stabilire una sorta di continuità del papato con l’Antica Roma. L’allestimento originario della collezione è rievocato attraverso la presentazione di alcuni degli spazi simbolicamente più interessanti di Palazzo Farnese. Tra questi il grande Cortile, dove campeggiavano i Colossi dalle Terme di Caracalla, come l’Ercole Farnese e il Toro Farnese. Il famoso Ercole (copia dell’originale bronzeo di Lisippo del IV secolo a.C.) era fra le sculture antiche più studiate. Come, per esempio, i due disegni dell’olandese Hendrick Goltzius e il bronzetto di Pietro da Barga.
Esposte, inoltre, tre riproduzioni (due in bronzo, l’altra in porcellana) del Toro Farnese, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e il gruppo scultoreo di Pan e Daphne (metà del II secolo d.C.), e la Sottocoppa della Tazza Farnese con Sileno ebbro, elegante lastra d’argento incisa a bulino, commissionata ad Annibale Carracci.

Di questo mirabile artista sono gli affreschi della Galleria del Palazzo (qui riprodotti su un grande tavolo) dipinti con soggetti mitologici ispirati alle Metamorfosi di Ovidio e considerati il capolavoro dei Carracci. Si prova un’esaltazione estetica poterli ammirare accanto ai disegni preparatori degli affreschi (commissionati dal cardinale Odoardo). Insieme a cinque delle dieci sculture che erano esposte nel favoloso ambiente di rappresentanza (lungo venti metri). Come l’Eros Farnese e il Satiro con Bacco bambino, che oggi tornano a Roma dopo il loro trasferimento a Napoli nel corso dell’ultimo decennio del Settecento. Segue poi La Sala dei Filosofi, che ospitava opere dedicate al tema delle Veneri. In mostra la Venere Callipigia di epoca adrianea (copia da un originale greco).

Uno degli aspetti più interessanti della mostra è il rapporto tra i Farnese e Fulvio Orsini. Lui era un erudito umanista che si dedicò con abnegazione alla valorizzazione della raccolta di cui fu il conservatore. Fu bibliotecario, antiquario nonché iconografo di alcuni affreschi di Palazzo Farnese. L’incremento della biblioteca Farnese, a cui si dedicò, la rese un importante centro di studio e conservazione di manoscritti antichi, codici e opere letterarie. Fu un appassionato collezionista. Sono esposte alcune gemme appartenute all’erudito, oltre il prezioso Codice Capponiano della Biblioteca Apostolica Vaticana a cui lasciò, dopo la sua morte, tutti i suoi libri.

Evocato anche Il Camerino o Gabinetto del Cardinale, una piccola stanza al piano nobile del Palazzo la cui decorazione, commissionata a Carracci. Alternava scene mitologiche a figure allegoriche che celebravano le virtù di Odoardo e del fratello Ranuccio. Al centro del soffitto c’era la scena di Ercole al bivio (dipinto a olio oggi al Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli,) di cui in mostra sono presenti due studi preparatori per la tela. Oltre a una selezione di gemme e monete appartenute a Fulvio Orsini e confluite alla sua morte (1600) nella collezione Farnese. Da notare il prezioso manoscritto De musica del senatore e filosofo romano Severino Boezio, uno dei testi più importanti della storia della teoria musicale medievale.

I capolavori della Collezione dedicati al tema sacro, come la Madonna del Divino Amore di Raffaello, la Guarigione del cieco nato di El Greco e il Cristo e la Cananea di Annibale Carracci, sono esposti nella sala, intitolata Le stanze dei dipinti e dei disegni. Questi erano situati al piano superiore di Palazzo Farnese. Il Matrimonio mistico di Santa Caterina è semplicemente sublime, il volto della santa è soave ed esprime dolcezza e tenerezza.

Nell’ultima sala, Due collezioni, un solo destino è possibile ammirare una selezione di opere provenienti da entrambe le raccolte. Al centro s’impone in tutto il suo splendore e opulenza la Cassetta Farnese. Commissionata dal Gran Cardinale Alessandro, destinata probabilmente a contenere un manoscritto e oggi conservata nel Museo e Real Bosco di Capodimonte. Il Ritratto di Giulio Clovio di El Greco raffigura l’artista che regge con la mano sinistra il Libro d’Ore da lui miniato per il Cardinale Alessandro Farnese.

Il dipinto faceva parte della collezione di Fulvio Orsini ed è qui esposto accanto all’originale Libro d’Ore conservato alla Morgan Library di New York. Il Libro d’Ore, forse il manoscritto più famoso del Rinascimento, torna in Europa dopo più di cent’anni. Non si può non rimanere incantati dal blu di lapislazzuli del cielo dipinto da Guido Reni nel suo Paesaggio con amorini (ricordato dal 1644 negli inventari di casa Farnese). Vale la pena ricordare che i quadri della collezione, oltre duecento, erano esposti uno vicino all’altro, “cornice contro cornice”, così tanti da rivestire le pareti, come in uso nelle quadrerie dell’epoca.

“I have a dream”: poter ammirare i capolavori della collezione Farnese negli ambienti che li hanno ospitati, ovvero nelle sale di Palazzo Farnese.
Questa mostra rientra nelle visite guidate dedicate a tutte le scuole. Inoltre sono in programma visite guidate, grazie anche al Dipartimento delle politiche sociali del Comune di Roma, per i non vedenti in modo da rendere accessibile l’arte a tutti.

La mostra, a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con Civita Mostre e Musei. L’esposizione costituisce uno degli eventi di punta dell’anno giubilare organizzati dalla Sovrintendenza Capitolina, e fa parte dell’intervento #Amanotesa (PNRR CAPUT MUNDI), finalizzato a favorire l’inclusione sociale attraverso l’incremento dell’offerta culturale.
Informazioni
I FARNESE NELLA ROMA DEL CINQUECENTO. Origini e fortuna di una Collezione
Sede: Musei Capitolini – Villa Caffarelli
Indirizzo: Via di Villa Caffarelli 00186 Roma
Periodo: 11 febbraio 2025 – 18 maggio 2025
Orario: Tutti i giorni 9.30 – 19.30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Biglietto: “solo Mostra” € 7,00 biglietto “solo Mostra” intero; € 5,00 biglietto “solo Mostra” ridotto
Telefono: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.sovrintendenzaroma.it; www.museiincomuneroma.it;
www.museicapitolini.org; www.zetema.it