Armando Testa, non solo Caroselli, in mostra a Ca’ Pesaro
Il pubblicitario, protagonista della storia della cultura visiva moderna, in mostra a Venezia fino al 15 settembre
Venezia. A Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, la mostra monografica del geniale creativo piemontese Armando Testa (1917-1992) – a cura di Gemma De Angelis Testa, Tim Marlow (direttore del Design Museum di Londra) ed Elisabetta Barisoni – è visitabile fino al 15 settembre. La sua creatività è andata oltre i manifesti, i Caroselli, le pubblicità che hanno costellato l’era della televisione e del nostro immaginario visivo. Sicuramente tutti ricordano i simpatici protagonisti dei brand più in voga, ma ancora più importanti e incisive sono state le sue campagne di comunicazione su temi che hanno riguardato le conquiste politiche e sociali delle generazioni degli anni Sessanta e Settanta.
Un anno fa nella stessa sede sono già state esposte le opere donate ai Musei Civici di Venezia da Gemma De Angelis Testa, collezionista e fondatrice dell’Associazione Acacia per promuovere l’arte contemporanea italiana (una donazione, 17 opere, che è valsa alla moglie del pubblicitario il Leone d’Oro).
A partire dagli esordi torinesi, presso la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia, l’esposizione mira a ricostruire il percorso artistico dell’autore delle celebri icone entrate da anni nel nostro immaginario collettivo. Una carriera di oltre trent’anni in cui ha sperimentato una pluralità di linguaggi espressivi che sono stati fonti di ispirazione per molti artisti dopo di lui. Non a caso lo studioso di estetica Gillo Dorfles l’ha definito “visualizzatore globale”.
“La pittura fu il mio primo amore e lo rimase negli anni, ma la pubblicità finì per diventare il mio ambito. Vinsi il mio primo concorso nel 1937, avevo venti anni”. A quel concorso seguì l’apertura dello studio grafico, divenuto nel 1956 un’agenzia di pubblicità ancora oggi in attività (con sedi a Torino, Milano, Los Angeles). Da qui decollarono le campagne per importanti aziende come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli. Nel 1960 Armando Testa vinse anche il concorso per la realizzazione del manifesto delle Olimpiadi di Roma.
Impossibile dimenticare le sue più geniali e iconiche invenzioni come i loghi per Lavazza, Sasso, Carpano e Simmenthal o i veri e propri protagonisti dei Caroselli come Papalla, Caballero & Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965) o Pippo, l’ippopotamo azzurro dei pannolini Lines (1966-1967). Così Testa racconta: “Il 1956 fu destinato a cambiare la vita degli italiani: nacque la televisione e con essa, il Carosello: racconti brevissimi con un ‘codino’ pubblicitario finale”.
Con le animazioni per la televisione, degli anni Cinquanta e Sessanta, entrarono nelle case degli italiani il digestivo Antonetto (1960), la celebre sfera rossa sospesa sopra la mezza sfera del Punt e Mes (in dialetto piemontese “un punto e mezzo”); o gli spaziali abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966).
Ma la mostra, in alcune sale gioiosa per la creatività dirompente, offre il meritato spazio alle attività legate ai temi sociali e alla diffusione culturale nelle quali Armando Testa non mancò mai di impegnarsi. Solo per citarne alcune: le campagne per Amnesty International, per il referendum sul divorzio, per la povertà e la fame nel mondo.
Per la campagna “Vota No” (1970) del Comitato nazionale per la difesa del divorzio – “Meglio il divorzio che inchiodati nell’odio” – realizza un fotomontaggio con due dita inchiodate che richiamano il simbolo della cultura cristiana e occidentale. Equipara in tal modo il martirio di Gesù all’obbligo di rimanere sposati nell’infelicità.
I contributi video inducono i visitatori della Galleria Internazionale d’Arte Moderna a rivedere un brano importante della propria storia e le giovani generazioni a scoprire un genio creativo del nostro passato più recente.
Testa è stato l’artefice di un approccio alla comunicazione intelligente e ironico. Accanto ai suoi lavori commerciali, mai banali e sempre originali, esiste, quasi a fare da contrappeso, il suo impegno per i temi sociali.
Pochi colori assoluti nelle sue pubblicità. La sua creatività aveva bisogno, per svilupparsi, di spazi bianchi. Come racconta la moglie, il pubblicitario amava ripetere: “I quadri si guardano nei musei e nelle gallerie, le pareti di casa devono rimanere bianche”.
L’ultima sezione della mostra è un capitolo inesplorato del lascito artistico di Armando Testa, attraverso le sue intuizioni come pittore, scultore, disegnatore. Esposti la serie di dipinti sulle dita, gli Omaggi a Mondrian e le Croci.
Tim Marlow, nel catalogo della mostra, scrive: “Credo che i suoi pensieri nascessero prima come immagini e poi come parole, e questa peculiarità era dovuta alla sua formazione di pittore e di grafico; però era affascinato dalla potenziale fluidità dei processi creativi e dall’interazione tra immagini e materiali”.
Era attratto dalle croci ma non per fede: “Mi piacciono i segni elementari della comunicazione visiva dell’uomo: la croce, il cerchio, la diagonale e il moltiplicato Nella mia pittura potete vedere tutti questi segni rivisitati autonomamente, in maniere e dimensioni diverse […] lo sono sempre stato affascinato dalla croce, uno dei segni più elementari creati dall’uomo. La forza, l’essenzialità della sua forma e la storia che narra nella tradizione religiosa ne fanno l’emblema più significante del mondo. Strambando questo simbolo assoluto, ho cercato di trasformare un segno in emozione, alludendo al capo reclinato di Cristo sulla croce, un’immagine che vive da 2000 anni nella memoria dell’uomo.”.
A proposito dell’arte Testa affermava: “Nei miei manifesti, nei miei messaggi pubblicitari ho sempre cercato la sintesi, l’impatto espressivo, invidiando talvolta alla cosiddetta arte pura proprio la possibilità di giocare sull’ambiguo. Sono convinto che le immagini che si ricordano di più hanno dentro una componente di sogno e di fantasia. La pittura è una metafora sognante […] La mia è una pittura d’avanguardia e di ricerca Naturalmente con divertissement. L’ironia è regola di vita, perché tradirla nei miei quadri? Tra la mia vita di pubblicitario e quella di pittore, per me non ci sono stacchi; e voglio continuare a dipingere, perché è uno dei miei pochi momenti di libertà”.
Informazioni
Armando Testa, fino al 15 settembre 2024
Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Orari: dal 01 aprile al 31 ottobre: 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00). Chiuso il lunedì
Dal 01 maggio al 30 settembre 2024, ogni venerdì e sabato Apertura fino alle ore 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
Biglietto individuale o per Ca’ Pesaro – Galleria internazionale d’Arte Moderna + Museo d’Arte Orientale Intero: 10,00 euro / dal 20 aprile 2024: 14,00 euro Ridotto: 7,50 euro / dal 20 aprile 2024: 11,50 euro